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Un corporate video è un video aziendale creato con l'obiettivo di comunicare un messaggio specifico su un'azienda, un brand o un'organizzazione. Non è un semplice spot pubblicitario, piuttosto un contenuto pensato per raccontare l'identità, i valori e le attività dell'azienda in modo efficace e coinvolgente.
A seconda dello scopo, ci sono diversi tipi di corporate video che - in molti casi - possono essere ibridati fra loro:
Il rischio di realizzare una produzione video uguale a mille altre del settore è veramente dietro l’angolo. Occorrono molte accortezze per raccontare in modo originale ciò che - a volte - originale non è.
Negli anni, in Don’t Movie, abbiamo realizzato qualche centinaio di video corporate. Alcuni di essi ci sono rimasti particolarmente nel cuore sia per il risultato raggiunto, sia per come sono stati accolti, apprezzati ed usati dai nostri clienti.
Uno di questi è il progetto “The Art of Making Tyres”, realizzato per Pirelli nel 2016 e che ha come protagonista lo stabilimento di produzione pneumatici di Settimo Torinese.
Raccontare questa meravigliosa esperienza ci permetterà di approfondire qualche “tip” su come lavorare nell’ottica di unicità, innovazione e - perché no - sulla capacità di trasformare dei problemi in soluzioni creative.
Partiamo proprio da quest’ultimo punto: trasformare un problema in una soluzione.
Uno dei problemi tipici di un video aziendale è quello che - checché ne dica l’orgoglioso proprietario - non sempre un’azienda è “esteticamente bella”. Certo, alcuni uffici possono essere stati appena ristrutturati, oppure la nuova area del plant è stata inaugurata solo da pochi mesi. Ma, nella maggior parte dei casi, molte delle aree da filmare presentano problemi di estetica. Le più sfidanti, spesso, sono quelle legate alla produzione: enormi capannoni pieni di grandi macchine, cavi, carrelli trasportatori e così via. Quando va bene.
Quando va male troviamo anche olio, grasso, recinzioni, muri anneriti, semilavorati stoccati e così via. Anche la fabbrica più tecnologicamente avanzata, a meno che sia appena inaugurata o quasi, pagherà un’estetica non proprio perfetta.
Come risolvere il problema?
Negli anni abbiamo sviluppato alcuni stratagemmi per riuscire a portarci a casa la produzione video nel migliore dei modi.
Il sistema più semplice, soprattutto per realtà piccole, consiste nel “capannare”. Cosa significa? Semplicemente posizionare dei pannelli o dei teli neri dietro le aree riprese. In questo modo il macchinario o il processo verranno “isolati” o coperti, risaltandoli ancora di più. Allo stesso tempo si nasconderanno muri non perfettamente imbiancati, cavi, aree che distolgono l’attenzione e così via.
La seconda soluzione, un po’ più impegnativa, è lavorare molto con la direzione della fotografia. Perché impegnativa? Perché prevede di lavorare di notte: tutto buio intorno, luci spot solo su ciò che ci interessa. I controluce? La necessità di richiedere un’apertura extra all’azienda, eventuali extra costi della troupe ed una scorta esagerata di caffè ed energy drink.
L’ultima soluzione è stata la nostra preferita. Non è fattibile per tutte le aziende, ma nel caso di “The Art of Making Tyres” si è rivelata perfetta. Di cosa parliamo? Della macchina del fumo. Fumo e nebbia creano atmosfera, esaltano i controluce e… nascondono i fondi!
Naturalmente non è una soluzione percorribile per tutte le tipologie di azienda, ma potrebbe essere quella con un impatto scenografico migliore.
Realizzare un video in un plant industriale non è mai semplice. Di sicuro occorre confrontarsi in maniera costruttiva con il responsabile di sicurezza della fabbrica ed attenersi scrupolosamente a tutte le sue indicazioni.
Il sito industriale, infatti, può rivelarsi un ambiente pericoloso ed il nostro obiettivo è quello di essere sicuramente di supporto alle sue attività, non certo di ostacolo.
Spesso occorre muoversi su percorsi sicuri dedicati, magari con scarpe antinfortunistica. È bene ricordarsi di portare i propri DPI o indossare quelli forniti dall’azienda.
Le fasi di vestizione e formazione sulla sicurezza vanno inserite nel piano di produzione dato che occupano tempo e potrebbero rallentare il normale flusso di lavoro.
Un’altra cosa da considerare, sia in termini di tempi che di fattibilità, è l’accesso e la disponibilità delle macchine da filmare.
A volte alcune macchine, infatti, non possono essere fermate o controllate a nostro piacimento. Prendiamo, ad esempio, i forni di vulcanizzazione degli pneumatici. La loro attività è continua e segue un ciclo temporale ben preciso. Se questo dura, ad esempio, 20 minuti, sappiamo che in un’ora potremo realizzare solo tre riprese. Ed anche questa è una questione da tenere ben presente nel piano di produzione.
Ricordiamo: siamo noi ad essere al servizio della fabbrica, non il contrario.
Un ulteriore aspetto di estrema importanza è legato al fatto che, spesso, molte aree produttive - soprattutto quelle ad alta automatizzazione - sono interdette alla presenza umana. A volte sono delimitate da griglie (ma filmare attraverso una recinzione non è mai il massimo), altre volte sono proprio chiuse in stanze dedicate.
Se dieci anni fa la soluzione era piazzare la camera su un treppiede, inquadrare, fare “rec”, uscire e sperare in bene, oggi invece ci sono soluzioni molto più pratiche e creative.
Una prima soluzione può essere posizionare la macchina da presa su una testa remotata. Ormai qualunque stabilizzatore recente di medio livello - ad esempio la serie DJI Ronin - presenta una funzione di controllo a distanza tramite smartphone o altri remote controllers. Quanto è gratificante modificare l’inquadratura semplicemente muovendo la testa remotata tramite l’accelerometro del proprio smartphone o tramite un controller da gaming?
Inoltre quasi ogni macchina da presa, ormai, è controllabile e visibile dallo smartphone tramite app dedicate. Questo ci permette di controllare i fuochi, correggere l’esposizione e girare solo quando vogliamo evitando di realizzare clip inutilmente lunghe.
Se consideriamo che, da anni, oltre alle teste esistono anche dei piccoli carrelli remotati, possiamo praticamente effettuare quasi ogni tipo di ripresa senza dover fisicamente operare la macchina da presa.
Un solo appunto. Fate molta attenzione a dove posizionate treppiede e teste remotate. Chiedete con precisione all’addetto aziendale come e dove si muovono le varie macchine produttive. Spesso, infatti, le macchine ruotano, scorrono, si spostano. Il rischio che vadano ad impattare sulla vostra attrezzatura da ripresa danneggiandola è reale e da tenere in assoluta considerazione.
L’ultimo aspetto da considerare è relativo a cosa “potete” filmare. Molte aziende, infatti, possiedono delle tecnologie di produzione riservate che non vogliono mostrare ai competitor. Prima di filmare “tutto” e poi dover gettare nel cestino l’80% del girato, fate un giro in azienda con il responsabile di proprietà industriale del brand. Saprà indicarvi sicuramente cosa è libero da brevetto e cosa, al contrario, rappresenta un asset strategico che non va in alcun modo filmato.
A volte, doversi “concentrare” su alcuni aspetti non è necessariamente un limite. Girare meno ma in modo più mirato può comunque portare a risultati molto soddisfacenti.
A noi è capitato nello shooting della fabbrica di pneumatici Velo Pirelli a Bollate. Poter filmare solo il 20% circa di quanto disponibile ci ha necessariamente portati a concentrarci sul ritmo del montaggio e sulla scelta creativa di comparare alcuni elementi della fase produttiva a scene reali di bici su strada e sterrato.
Abbiamo ragionato sui limiti estetici, superato i problemi di sicurezza e proprietà industriale, cercando di trasformare ogni sfida in un’opportunità.
Rimane solo un ultimo aspetto: come raccontare in modo sorprendente qualcosa che agli occhi del cliente è ormai ordinario? Come stupirlo?
La regola base è una: riuscire a far vedere (o sentire) la normalità attraverso la straordinarietà.
Ma come riuscirci? Naturalmente ognuno ha la sua strada. Ecco però qualche piccolo stratagemma.
Questi sono solo alcuni spunti. La vera maestria starà nel trovare, brand dopo brand, fabbrica dopo fabbrica, i giusti elementi che sapranno far battere il cuore al cliente e
entusiasmare il pubblico. Un continuo confronto con il cliente per valutare gli obiettivi di comunicazione necessari, ti faranno raccontare IL contesto, anche se poco affascinante, nel modo giusto.
Se volete vedere come abbiamo attuato questi consigli, ecco alcuni esempi di video corporate che abbiamo realizzato:
Assolombarda - Open To
Università Bocconi - Mind the Future
Invesco - Cartoline dal Futuro
Google - There’s no place like Chrome